Quando il temperamento originario prevale sulla cultura si è rozzi; quando la cultura prevale sul temperamento originario si è pedanti. Quando cultura e temperamento si equilibrano, allora si è superiori.
Questa frase di Confucio tocca uno dei punti caldi del dibattito tra gli psicologi quando si tenta di stabilire se una persona ci è o ci fa.
Sono in pochi a pensare che l'uomo nasca già con una tendenza e che essa ne influenzerà lo sviluppo e tra questi Otto Kernberg, psicoanalista sostenitore dell'idea che nell'animo umano agiscano due componenti: temperamento e carattere.
Mentre il carattere si forma e si apprende attraverso gli scambi relazionali con i nostri simili, il temperamento costituisce la base innata su cui si innalza la personalità futura.
Già nel V secolo a.C. la teoria del temperamento, legata al flusso dei liquidi del corpo (sangue, bile gialla, bile nera e flegma), era stata trattata e avvalorata, come testimonia il Corpus Hippocraticum.
Come molte delle conquiste di Ippocrate, anche la teoria del temperamento venne ripresa e perfezionata nel II d.C. da Galeno che ne stabilì anche la correlazione con alcune patologie.
Il progresso scientifico, la possibilità di verificare autopticamente e l'esperienza medica successiva determinarono poi il declino di questa teoria fino al suo riaffacciarsi nel primo
Novecento grazie a Rudolf Steiner nell'ambito del progetto pedagogico per i figli degli operai della Waldorf.
In breve, Stenier rielaborò l'antica teoria ippocratico-galenica dei temperamenti, slegandola dal suo rapporto con il sistema linfatico e connettendola con lo sviluppo evolutivo dell'essere umano.
Ogni temperamento, infatti, sarebbe presente in tutti gli esseri umani, ma in misura diversa a seconda dell'età.
Secondo Steiner gli esseri umani funzionano grazie alla combinazione di due atteggiamenti verso la vita:
- la forza, ossia la capacità di agire per modificare la realtà
- la sensibilità, ossia la tendenza a farsi "toccare" dalla realtà
In base al grado di intensità di questi atteggiamenti e dal loro accoppiamento vengono a determinarsi quattro possibilità:
- minima forza + massima sensibilità = temperamento sanguigno, in cui la persona si accende a ogni minimo stimolo anche se non ha la capacità di raggiungere da sola il suo soddisfacimento, e per questo associabile all'infanzia
- massima forza + massima sensibilità = temperamento collerico, in cui la persona si spende al massimo grado per raggiungere i suoi scopi anche con grande dispendio di energia, e perciò si manifesta soprattutto nell'adolescenza
- massima forza + minima sensibilità = temperamento malinconico, in cui la capacità di agire per i propri scopi è alta ma lo è anche la resistenza alle vicissitudini, agli imprevisti e alle difficoltà, e coincide con il periodo di massima salute psicofisica, ossia con l'età adulta
- minima forza + minima sensibilità = temperamento flemmatico, in cui la tendenza alla passività e il bisogno di risparmiare le forze producono un ritiro della persona, che si manifesta con la senescenza
Il temperamento è un concetto molto popolare, ci consente con facilità di distinguere le tendenze delle persone, soprattutto dei bambini, proprio perché costituisce il collegamento tra la persona fisica e la personalità frutto dell'apprendimento negli anni a venire.
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