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lunedì 4 gennaio 2010

Relazioni: a tutta mente!


La mente in relazione

Negli anni cinquanta del Novecento avvenne la rivoluzione della Scuola di Palo Alto in California.

Per la prima volta la psicologia cercava di affermare il diritto del paziente ad affrancarsi dal passato e diventare protagonista della sua guarigione e il diritto del terapeuta a curare in modo attivo e influenzare il cambiamento nel paziente.

Ma cosa c'era prima di questo stravolgimento?

C'era una volta l'inconscio

Sembra la solita ironia del destino, ma i membri del gruppo di Palo Alto furono - senza saperlo - tra i più scrupolosi seguaci di Freud.

Il fondatore della psicoanalisi, infatti, aveva ampiamente sottolineato ne L'interpretazione dei sogni e nell'Introduzione alla psicoanalisi l'importanza della relazione con i genitori e la necessità dei terapeuti di occuparsi - prima o poi - delle famiglie e dell'ambiente sociale.

Il problema era non tanto Freud ma il freudismo o freudianesimo che dir si voglia.

La mente per Freud è sentimentale, una mente che "scrive" nella memoria il "diario" degli scambi affettivi con i propri cari, una mente in cui si dispiega il "romanzo" della vita del paziente a cui resta soltanto la possibilità di diventare il massimo studioso della sua stessa opera.

Ma il paziente del freudismo è autore di sé stesso solo a metà: egli si rende conto - col passare del tempo - di aver aggiunto "nuovi capitoli" ma non ha la più pallida idea di quando li ha scritti, perché a prendere in mano la penna è il suo inconscio, il ghost writer di sé stesso.