In questo post di marzo 2011 avevo preannunciato la morte del pensiero laterale, o di uno dei suoi "organi" principali, il brainstorming, l'incredibile tecnica per produrre idee a ruota e salvare tutto e tutti dalla siccità della mente.
In breve, sottolineavo come gli studi degli ultimi trent'anni dimostrassero che i migliori risultati creativi arrivano agendo in modo opposto a quanto prescritto dalla tecnica di Alex Osborn.
Oggi Repubblica ospita un articolo di Angelo Aquaro, Contrordine colleghi, pensare da soli funziona meglio, sui risultati di una ricerca effettuata da due studiosi inglesi, N. Khon e S. Smith, che sancisce il de profundis inappellabile per questo arzigogolo che ha spopolato fino ai giorni nostri, in barba alle sue evidenti pecche.
La notizia del quotidiano romano fa da eco a quella del Washington post che trovi qui.
L'elemento cardine della ricerca è quello della fissazione della creatività: in pratica, durante la sessione di brainstorming si respira un clima di tensione e di timore a esporsi - il contrario di ciò che il brainstorming dovrebbe favorire! - e quindi, appena qualche coraggioso si "butta" con la sua idea, gli altri partecipanti si "fissano" su essa e restano nella falsariga del primo, producendo infinite varianti di quella prima trovata.
Nel punto 6 del mio post, ho chiamato questo fenomeno omologazione, spiegandolo così:
un fenomeno frequentissimo nelle riunioni di brainstorming, prima c'è una situazione attendista o di stallo, poi finalmente qualcuno propone l'idea che "stappa" la creatività, e gli altri si accodano, lanciando proposte stranamente somiglianti se non gemelle a quella del primo
Caro lettore, non dire che non te l'avevo detto.
E tu, brainstorming, te lo dico nella tua lingua madre:
rest in peace!
Nessun commento:
Posta un commento