Fatto sta che la memoria, pur accompagnandoci per tutta la vita, diventa un fatto rilevante quando l'invecchiamento comincia a modificarla, rendendoci evidente la sua presenza.
Per non arrivare impreparati, ecco sette caratteristiche curiose e istruttive su questo importantissimo processo cognitivo.
- I ricordi volontari e involontari non presentano significative differenze di vividezza, questo vuol dire che probabilmente l'intensità delle immagini mnemoniche non è direttamente determinata dal ricordo stesso ma dalle nostre abitudini rappresentazionali, le stesse che usiamo nell'immaginazione
- I ricordi arrivano in serie, alcuni infatti le definiscono catene mnemoniche, e le singole immagini sono collegate o dal tempo in cui sono avvenuti i fatti all'origine dei ricordi o dalla tematica, per questo molte volte non riuscire a ricordare non è dovuto alla mancanza di un pezzetto di memoria ma alla presenza di catene già in atto e finché queste catene non si esauriscono non c'è spazio per altre memorie
- I ricordi spontanei non sono mai irrilevanti e a un'analisi più approfondita presentano un profondo legame con gli obiettivi che ci stiamo ponendo in modo conscio o inconscio, mai trascurarli
- Le catene di ricordi attivano anche immagini inconsce, ma con effetti reali sul nostro equilibrio psicofisico, il che significa che è sempre l'intero corpo-mente a ricordare, anche se noi siamo consapevoli solo della parte cognitiva del ricordo
- Le donne tendono a ricordarsi in terza persona, ossia guardandosi dall'esterno, mentre i maschi "vedono" il ricordo in soggettiva (questo non ha nulla a che fare con l'intensità delle emozioni suscitate dal ricordo), ma queste modalità sono influenzate anche sul piano etnico e culturale, per cui un europeo si ricorda di sé in modo diverso da un oceanico
- Allenando la percezione del tempo si allena la capacità di ricordare e raccontarsi, e se i nostri genitori, nei primi tre anni di vita, ci avessero dedicato dieci minuti alla sera per farci ricapitolare la nostra giornata, noi oggi ricorderemmo il trenta per cento in più della nostra infanzia
- Sopprimere volontariamente un ricordo non fa che rinforzarlo, perché il ricordo è attivo se intorno a esso svolgiamo un'intensa attività di pensiero
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