sabato 20 febbraio 2010
Aristotele, Galileo e Poirot: tre passi nella logica
Deduco, induco o abduco?
Se non fosse per la logica non potremmo neanche definirci esseri umani.
Le nostre ore sono scandite da procedimenti inferenziali, affermazioni e previsioni sulla realtà alle quali diamo credito o meno a seconda dell'impianto logico di base che adottiamo.
Della logica, oltre agli scienziati, ai matematici e ai filosofi, si servono anche gli psicologi - maestri nell'attribuire agli altri pensieri ed emozioni - e gli investigatori, o almeno quelli della letteratura.
Dalla Grecia classica al ventesimo secolo, ecco i tre passi principali del pensiero logico: deduzione, induzione e
abduzione.
C'era una volta Aristotele
Benché non ne sia l'inventore, Aristotele ha lasciato un segno così profondo nella logica tanto che i procedimenti basati sulla deduzione vengono appunto definiti logica aristotelica.
Il famosissimo sillogismo
Tutti gli uomini sono mortali
Socrate è un uomo
Socrate è un mortale
ne è l'esempio più diffuso.
la deduzione è il ragionamento più comodo, poiché prescrive una regola (tutti gli uomini sono mortali) al mondo circostante, dopodiché compito del logico è andarsi a trovare un caso della regola (Socrate è un uomo) in modo da poter affermare trionfalmente il risultato (Socrate è un mortale).
Ma queste tre componenti, regola, caso e risultato, come insegna brillantemente Charles Sanders Peirce, sono state mescolate nel corso dello sviluppo culturale e scientifico, con esiti rivoluzionari.
A un certo punto arriva Galileo
Come per Aristotele, il nome di Galileo Galilei è associato alla rivoluzione scientifica del diciassettesimo secolo, anche se non ne è il padre assoluto e anche lui aveva le sue fisse dalle quali non voleva recedere, come per esempio la forma circolare delle orbite planetarie, che Keplero aveva affermato con ragione essere ellittiche.
Però il modo in cui Galileo Galilei affrontò la logica alla base della scienza e contribuì alla nascita del metodo sperimentale ci porta dritti al secondo tipo di ragionamento logico: l'induzione.
Ai tempi dello scienziato pisano, la questione era che le regole classiche alla base della scienza non potevano essere toccate senza incorrere nell'inquisizione.
Però lo sviluppo scientifico stava demolendo queste regole e, poiché la deduzione ha bisogno per forza di regole a monte, questa rivoluzione significò per gli scienziati dover cercare nuove regole, e per la chiesa difendere con la forza le vecchie.
Il compito dell'induzione è proprio cercare nuove regole a partire dai casi.
Così se Socrate è un uomo, e dopo un ragionevole tempo muore, possiamo dire che forse tutti gli uomini prima o poi lasciano questo mondo, senza dimenticare il forse.
Ecco che l'ordine dei pezzi cambia: prima il caso, poi il risultato, infine la regola.
Così Galileo Galilei nel Saggiatore ci racconta di uno scienziato, alla ricerca delle origini del suono, costretto ogni volta a cambiare la nuova regola appena trovata perché i nuovi casi in cui si imbatte invalidano la vecchia regola.
Così lo scienziato parte dall'idea che il suono si produca con il respiro, poi si imbatte in strumenti a fiato, a corda, si stupisce del suono delle dita bagnate sull'orlo dei bicchieri, e finisce per ammazzare una cicala senza riuscire a trovare la fonte del suo canto, concludendo non solo che non esiste una regola fissa per il suono ma che a volte non se ne può trovare neanche una.
Poirot e l'Orient Express
Mi piange il cuore perché sto per rivelare il finale dello splendido racconto di Agatha Christie...
Ma cosa c'entra Poirot con la logica?
In verità, l'esempio più usato tra gli investigatori letterari usi alla logica è Sherlock Holmes, ma per illustrare il terzo tipo di ragionamento logico, l'abduzione, mi torna più comodo il belga baffuto.
L'abduzione è il ragionamento più artistico dei tre, tanto da essere alla base delle metafore poetiche.
Tanto per capirci, ne uso una della mia terra: 'o sole mio, che sta in fronte a te, è una metafora per la quale se tu mi scaldi (risultato) e se la fonte maggiore di calore è il sole (regola) allora tu sei il sole (caso).
Si dirà che in poesia e nell'arte certe forzature sono lecite, mentre nella logica dovrebbe essere più complicato fare simili affermazioni.
La caratteristica saliente è che con l'abduzione non si afferma una regola, come nella deduzione, né se ne cerca una, come nell'induzione.
L'abduzione è il tentativo di spiegare in termini di probabilità come possono essere andate le cose quando però non si ha più la possibilità di tornare indietro.
Tutta la fisica quantistica contiene "camionate" di abduzioni, a partire dal fatto che l'energia risponde sia alle regole delle onde che delle particelle, per cui probabilmente essa è onda o particella a seconda di come la si studia.
E forse, per entrare nell'animo umano, la gran parte dei processi intuitivi hanno molto a che fare con l'abduzione.
Ma torniamo dal nostro Hercule Poirot e all'Orient Express.
Quando, sul treno bloccato, le indagini sull'assassinio volgono al termine egli ha ormai individuato dodici possibili colpevoli, tutti con un possibile movente.
Pur non potendo dimostrare con sicurezza chi sia stato, egli propone l'ipotesi che a compiere il delitto siano stati tutti e dodici!
Poirot usa la regola che un buon movente può spingere una persona a uccidere e la associa al risultato - è stato commesso un omicidio - quindi, cercando il caso, si imbatte in dodici papabili colpevoli.
Contro la logica comune, che vuole l'assassino singolare, Poirot azzarda l'omicido a ventiquattro mani.
Da qui si nota come l'abduzione consista in uno scarto dall'ovvietà.
Una ovvietà di tipo deduttivo, anzi.
Il presupposto quasi automatico che l'assassino debba essere uno funziona come la regola della deduzione, ma Poirot fa notare che seguendo questa logica classica si è costretti a ipotizzare che l'assassino sia uno sconosciuto, travestito, riuscito a sfuggire in una situazione dalla quale non era così facile dileguarsi.
Ossia, bisogna trovare tutta una serie di giustificazioni per conservare la validità della deduzione.
Mentre il guizzo abduttivo suggerisce un'ipotesi affascinante e calzante.
Anche noi dovremmo usare di più l'abduzione, senza aspettare di restare bloccati su un treno nel bel mezzo di un giallo.
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accanto al principio di causalità e alle tappe epistemologiche così ben descritte con Aristotele,Galileo eSherlock Holmes,io aggiungerei la regola o metaregola della comunicazione o della informazione che fa vedere la realtà in una luce nuova , Questo nuovo modo di vedere le cosecome ci aiuta a riflettere Maria Zambrano, mi sembra molto utile per poter guardare al cambiamento attuale che non è solo epistemologico ma anche etico......
RispondiEliminaTrovo molto pertinente il riferimento alla Zambrano che mi sembra abbia ampiamente camminato sulla strada dell'abduzione, per andare al di là dell'obiettività e trovare quello che chiamava "il vivente"...
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