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domenica 25 ottobre 2009

Cancellare i ricordi: sogno o realtà?


Cancellare i ricordi spiacevoli è forse un sogno che accompagna da tempo gli esseri umani.

Sembrerà incredibile ma Cristina Alberini, neurobiologa italiana in trasferta a New York, sta lavorando a una scoperta sensazionale che potrebbe trasformare il sogno in realtà.

Ne ha parlato alla conferenza "The Eternal Sunshine:eliminare le memorie traumatiche e quelle associate a tossicodipendenze" nell'ambito della manifestazione "Bergamo Scienza 2009".

L'obiettivo della ricerca è riuscire a cancellare le memorie in modo selettivo.

Un tale risultato avrebbe ricadute positive enormi per alcune forme di patologia come sindromi da stress post-traumatico, nelle quali le memorie traumatiche ritornano in modo periodico invalidando la vita quotidiana, o per il processo di disintossicazione da stupefacenti, durante il quale le memorie legate al piacere dell'assunzione di sostanze giocano un ruolo determinante, spesso inducendo i soggetti a ricadute inaspettate.

Ma come funziona la memoria umana?



Il modello più accreditato sostiene che le percezioni vengano stazionate in una memoria a breve termine per la loro immediata elaborazione.

Come fa la mente a scegliere quali ricordi fissare e trasferire nella cosiddetta memoria a lungo termine?

Le memorie a lungo termine si formano quando l'importanza dell'informazione è tale da ristrutturare il sistema di ricordi e conoscenze.

Il processo di trasferimento delle informazioni dalla memoria a breve termine in quella a lungo termine è detto consolidamento, un processo che può durare per qualche tempo, durante il quale il cervello sintetizza particolari proteine fino a fissare un nuovo circuito neurale.

Nell'esperienza quotidiana, questo processo coincide in sostanza con il provare ed elaborare le nostre emozioni.

Ciò significa che in corrispondenza di ogni emozione la nostra mente o sta consolidando una nuova memoria o ne sta riconsolidando una già immagazzinata ma per qualche motivo tornata a galla.

Qui sta il punto chiave della ricerca della dottoressa Alberini.

Sia durante il consolidamento, sia nel mezzo di un riconsolidamento di un vecchio ricordo, la memoria presenta un certo margine di fragilità.

Ma è difficile intervenire durante il consolidamento: esso segue l'esperienza e i suoi effetti a lungo termine non sono ancora noti.

Allora bisogna intervenire prima del riconsolidamento, quando una persona ha appena ricordato qualche episodio.

La ricerca ha dimostrato come, durante il ricordo di una memoria già immagazzinata, il collegamento neurale sia rimesso in discussione e il cervello sia costretto a una nuova sintesi proteica per riconsolidare l'informazione.

Se si interviene in questa fase di fragilità - non appena la memoria è stata ricordata - si può interferire con il riconsolidamento usando un trattamento farmacologico e ridurre gli effetti patologici dei ricordi spiacevoli.

Questa ricerca necessita ancora di ulteriori sviluppi, ma è già possibile inquadrarne i risvolti etici.

Tutti hanno diritto a cercare la felicità ed evitare le sofferenze.

Tuttavia, il prezzo consisterebbe nello scrivere la propria identità omettendo dati e selezionando informazioni.

In proposito, Arthur Schnitzler la pensava così:

è facile scrivere i propri ricordi quando si ha una cattiva memoria.