
Il perfezionismo è una vocazione ad auto-tormentarsi.
Perché la perfezione - come si dice? - non è di questo mondo e spesso anche le pretese più mondane sono piuttosto distanti da dove realmente possiamo arrivare.
Chi gioca ad auto-tormentarsi in genere vive questo meccanismo in modo coatto: proprio quando pensa di esserne uscito ci si ritrova di nuovo dentro fino al collo.
Perché pensare di arrivare "lassù" è allettante, sebbene sia fuorviante.
Fare il confronto tra sé e l'idea di perfetto è come avere un flagello sempre a portata di mano con cui straziarsi l'anima.
Il perfezionista usa la disapprovazione e generosamente la dispensa anche agli altri.
E non smette mai perché il "perfetto" a cui anela è irrealizzabile, perciò l'occasione di fare da aguzzino è sempre prossima.
Le due anime del perfezionista sono sempre in lotta, ma è una finta lotta perché in realtà hanno bisogno l'una dell'altra.