È un argomento che mi ha sempre attirato molto ma mai avrei pensato, in questi due anni di blog, che potesse interessare anche a tanti lettori, visto che il mio post Etica e morale: cosa sono e come usarle è da mesi in testa alla classifica dei più letti e visitati.
Diverse scuole di pensiero hanno provato a rispondere alla domanda iniziale, e di esse mi sono occupato in questo post.
Per fare un breve riepilogo:
- I cosiddetti consequenzialisti enfatizzano gli effetti delle nostre azioni
- Le teorie deontologiche indagano il rapporto e la coerenza tra le nostre azioni e le regole della morale circostante
- Le teorie sulla virtù si concentrano sul carattere di colui che agisce
Quando c'interroghiamo sull'opportunità di fare o non fare una certa cosa, per esempio mentire, la nostra risposta ricadrà in uno dei tre atteggiamenti contemplati da questi tre indirizzi:
- Il consequenzialista si chiederà quali saranno le conseguenze, positive o negative, se dirò questa bugia?
- Il deontologo si domanderà quali regole morali sono attinenti a questo caso e cosa prescrivono di fare?
- Il virtuoso proverà a immaginare cosa farebbe una persona di buon carattere, in questa situazione?
Io prediligo senza dubbio l'approccio delle virtù perché ritengo il carattere un'insieme di qualità soggette ad apprendimento e quindi a miglioramento.
Credo tuttavia che bisogna considerare anche l'apporto delle altre due prospettive, quando si tratta di esaminare questioni morali.
Le regole ci sono perché c'è una società che si dà degli scopi comuni, e le conseguenze sugli altri esistono sempre, qualsiasi cosa facciamo, anche quando non facciamo.
Il vero problema, semmai, è che gli esseri umani, da sempre, giudicano le questioni morali prima con l'emotività e poi con la razionalità.
Anche i tentativi di ribaltare questo processo, risultano fallimentari perché paradossali: se si accetta di rinunciare a qualcosa di sé in nome del bene del gruppo, per esempio, si fa una scelta razionale a discapito di una prima spinta emotiva, votata alla salvaguardia individuale; ma cosa succede quando due gruppi vengono a contrapporsi per qualche motivo?
Prevarrà l'etica intesa come il tentativo di arrecare il massimo benessere a tutti gli esseri consenzienti o l'etica della cooperazione di gruppo e quindi della difesa stessa del gruppo dalle minacce esterne?
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