
"Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'universo e gli dei"
La frase sul tempio dell'oracolo di Delfi esortava l'uomo greco a trovare la propria verità dentro di sé.
Come possiamo obbedire all'antico oracolo?
Per definire chi siamo a volte dobbiamo servirci dei ricordi conservati nella memoria: le tracce lasciate alle nostre spalle, dicendoci da dove veniamo, possono indicarci i nuovi passi da compiere.
Voglio trovare un senso a questa storia
... anche se questa storia un senso non ce l'ha, dice Vasco Rossi.
Una frase esemplare: gli esseri umani cercano un significato, una forma sensata, una scintilla di vita anche in cose che di significato, forma o vita non ne hanno neanche un briciolo.
La psicologia della Gestalt e le leggi della forma di Max Wertheimer, ad esempio, dimostrano come certe qualità formali siano già dentro la nostra percezione: noi percepiamo come ordinate, raggruppate e dotate di continuità cose che non lo sono in sé.
Anche il corso della nostra vita può essere pensato come un flusso al quale dare forma: tutte le volte che scegliamo di ricordare fatti del passato, di raccontare cosa ci è successo, di valutare l'andamento della nostra vita lo faremo come un regista quando esegue il montaggio del suo film e sceglieremo i fotogrammi iniziali e finali, le sequenze, le inquadrature, persino la musica.
Nella storia del cinema parecchi film montati in un certo modo non hanno avuto successo ma una volta montati in modo diverso e riproposti sono diventati premi Oscar, come Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore.
Non esiste una vita che non abbia un senso, o meglio, nessuna vita ha un senso in sé stessa: assegnare il senso è nostra responsabilità.
Se dal racconto della nostra vita si può ricavare la nostra identità, il modo in cui ci raccontiamo influirà su questa immagine.
Quanti "montaggi" possiamo fare con il "film" della nostra esistenza?
Ecco cinque tracce per scrivere cinque diverse storie della nostra vita.